Intervista ad Arturo Merzario
A parte una piccola parentesi, non ho mai avuto rapporti diretti con Lella Lombardi, nonostante abbiamo partecipato ad alcune gare in comune.
Per questo ho avuto poca opportunità di conoscerla, se non saltuariamente in qualche gara. Lei correva con il prototipo Osella 2mila litri. Io conoscevo molto bene Osella (meccanico), visto che l’ho aiutato nel farsi conoscere. Nel ‘72 ho vinto il campionato europeo correndo con le sue auto e nel ‘73 mi sono classificato secondo. Così spesso eravamo nello stesso ambiente e ho sentito parlare di lei.
Non ho avuto un rapporto stretto di amicizia o tanta confidenza con lei, che era sempre molto riservata e cordiale. Certo non mancavano i saluti, gli abbracci e le foto insieme come colleghi del settore.
All’epoca, considerando che era una donna sulle piste da corsa, non passava di certo inosservata. Fu una delle poche a distinguersi.
Le femmine nel mondo del motorismo erano viste con un altro occhio, e lo confermo in prima persona, perché facevano un lavoro considerato da uomini, da maschiaccio.
Essendo una donna faceva parlare di sé e si faceva notare, ma era davvero valida. In tante in quegli anni ci hanno provato, ma sono davvero poche quelle che hanno ottenuto buoni risultati come lei.
Negli ultimi 30 anni ci sono più donne nel settore, ma al tempo era un settore davvero chiuso. In più in quegli anni, l’automobilismo era appannaggio di personaggi ricchi e senza soldi era molto difficile entrare nel settore, permettersi le auto e partecipare alle gare.
Lella è la dimostrazione che con forza e dedizione si possono raggiungere traguardi importanti, nonostante i pregiudizi, le difficoltà dell’essere donna e di dover gestire con parsimonia i soldi. Lei era una bravissima pilota!
Per emergere in un contesto così competitivo come il motorismo sportivo serviva il “piede destro”, saper spingere sull’acceleratore e raggiungere il traguardo. Chi era veloce e talentuoso di suo si sapeva distinguere.
Entrambi eravamo presenti al Gran Premio di Spagna al circuito del Montjuich, a differenza di Lella io mi sono ritirato per protestare delle cattive condizioni di sicurezza del circuito, nonostante noi dovessimo onorare l’impegno preso con gli organizzatori, per correre e fare spettacolo.
Durante i 3 giri per la qualifica, abbiamo deciso di ritirarci terminato il primo giro.
A causa di un grave incidente è stato fermato il gran premio e poiché i partecipanti avevano corso solo il 50% della gara più un giro, gli organizzatori decisero di attribuire solo la metà del punteggio. Per questo Lella Lombardi ha preso solo 1?2 punto in Formula 1. Non perché fosse meno brava o perché era donna, ma fu una decisione degli organizzatori per tutti i piloti in gara. Lella è stata infatti la prima donna a raggiungere questo importante traguardo.
In seguito ho partecipato ad altre gare con Lella come per esempio il gran premio del Mediterranio all’autodromo di Pergusa (Enna) in Sicilia, al campionato europeo sport prototipi 2000 litri oltre alla formula 2.
Abbiamo partecipato insieme anche alla 1000km di Monza e ricordo che al tempo correvo con la Ferrari. Queste sono solo alcune delle gare a cui abbiamo partecipato entrambi, ma difficile ricordarle tutte dopo così tanti anni.
Arturo Merzario è un ex pilota automobilistico italiano, che ha corso in tutte le discipline dalle piccole turismo fino alla Formula 1, portanto nel 1975 l’Alfa Romeo alla vittoria nel Campionato Mondiale Sport Prototipi.
Intervista a Giusy di Lella Lombardi Autosport
Ho conosciuto Lella nel novembre 1987. Mesi prima fu lei a cercare mio marito Bruno, che aveva conosciuto nel 1982, quando lui lavorava da Elio Imberti e lei gareggiava con l’Alfa Romeo GTV nel Campionato Europeo Turismo. Avevano condiviso due anni di successi, ma non potendo più gareggiare a “tempo pieno” (aveva già scoperto la sua malattia), decise di cercare una persona di fiducia che potesse aiutarla a rimanere nel mondo delle corse. Il suo desiderio era aprire una sua squadra e chiese a Bruno la sua collaborazione.
Noi allora abitavamo in provincia di Bergamo e lei a Crema. Lella aveva già trovato un capannone con la villetta vicino a lei e noi decidemmo di trasferirci in zona.
Ricordo ancora che il giorno del nostro incontro a Crema c’era una nebbia fittissima, come ora non ce ne sono più, e arrivando da Bergamo ci siamo persi…..telefonammo a Lella fissando un punto e lei venne subito in nostro soccorso.
Aveva un bellissimo sorriso e il primo impatto per me fu molto positivo.
Sia nella vita che come pilota era molto esigente, in primis con lei stessa e quindi la stessa attenzione e precisione la ricercava nelle persone che la circondavano. La contraddistinguevano serietà, sincerità, dedizione ma allo stesso tempo collaborazione e disponibilità all’ascolto….Era anche una buona forchetta con tanta gioia di vivere per realizzare i suoi sogni.
Quale sia stato l’evento più significativo come pilota per me è difficile da raccontare, soprattutto perché io purtroppo l’ho conosciuta a fine carriera e lei non si vantava mai dei suoi successi, nonostante ne avesse raggiunti tanti. Ogni cosa che era riuscita a realizzare l’aveva sudata e quindi era stata importante per raggiungere l’obiettivo successivo e fare sempre di più.
Ricordo che mi raccontava che i primi anni di gare, lei caricava la macchina sul furgone che lei stessa guidava e quando arrivava in autodromo, scaricava la macchina da corsa, tutto da sola. Nel furgone ci dormiva anche, così da avere qualche soldo in più da spendere per la macchina da corsa.
Diceva anche che si ricordava con gioia le gare fatte in America sui circuiti ovali e cittadini con vetture come la Chevrolet Camaro, che quasi le serviva una scala per salirci (per le ruote alte) e prendere posto alla guida. Ricordava di come la gente all’estero la riconosceva e l’apprezzava, ma anche della sua voglia di correre e farsi conoscere in Italia. Con coraggio decise di tornare a correre in Italia, ma ricordava un po’ con amarezza la difficoltà di farsi accettare in un mondo tutto maschile…
Alcune volte diceva che se fosse rimasta in America sarebbe diventata ricca e famosa per tutte le opportunità che le erano state offerte, ma aveva prevalso la sua nostalgia per l’Italia e la voglia di rivalersi in un settore prettamente maschile.
La nostra collaborazione è iniziata a fine 1987 quando, come dicevo sopra, ci siamo trasferiti a Capralba (questo era il nome del paese dove Lella aveva trovato capannone con villetta). Ricordo che era tutto da sistemare e lavorammo tantissimo fianco a fianco per far nascere la struttura e preparare le macchine per le prossime gare. Nel marzo 1988 partecipammo al Campionato Italiano Velocità Turismo (con le Ford Sierra Cosworth GRN), e fu subito un successo per tutti noi. Alla fine della stagione vincemmo il nostro primo titolo Italiano di categoria, portando al successo piloti esordienti. Negli anni a seguire vincemmo altri titoli con piloti portati in squadra da Lella.
Lei, infatti, si occupava dei piloti e degli sponsor, mentre io e Bruno e tutti i ragazzi del team gestivamo la parte organizzativa e tecnica fino alla sua scomparsa nel marzo 1992. Lella usava la sua esperienza per ascoltare e aiutare i piloti che gareggiavano per noi, rivelando anche piccoli segreti che potevano essere determinanti per sfruttare una scia o eseguire un sorpasso. La ricordo ancora mimare con le mani le due vetture appaiate per poi descrivere il sorpasso con un bellissimo sorriso, con la stessa gioia ed entusiasmo di come fosse stata veramente alla guida.
Era un ottimo pilota collaudatore e anche se non riusciva più a correre per la sua malattia, amava collaudare le macchine da noi preparate. Era davvero sensibile e attenta e riusciva a percepire la differenza di ogni piccola modifica che richiedeva fosse fatta alla macchina. Per questo spesso molti piloti si affidavano a lei per il set up della macchina, per poi risultare più veloci in gara con le modifiche da lei richieste.
Oltre che lavorare insieme abbiamo fatto anche delle belle vacanze a Lussino (isola dell’ex Jugoslavia), dove lei aveva alcuni amici e una piccola barca dalla quale amava pescare.
Ricordo una sera a cena in un ristorante all’aperto un signore seduto in un tavolo di fronte al nostro la fissava con una certa insistenza, lei si rivolse a me per esprimere il suo disagio ….il tutto si risolse in una bella risata e un autografo da parte di Lella allo sconosciuto che trovò verso fine serata il coraggio di dichiararsi come grande ammiratore di Lella. Lei così riservata e timida rimase stupita di essere stata riconosciuta.
Lella è stata una grande lottatrice sia nella vita agonistica che in privato. Quando scoprì la sua malattia (un tumore al seno) non si perse d’animo e pur di non abbandonare la sua più grande passione, fondò la Lella Lombardi Autosport per continuare a vivere il suo sogno da pilota e continuare a correre.
Io le sono stata molto vicina in quel periodo; andavamo insieme a fare le visite di controllo e con me riusciva a parlare serenamente della sua salute, riuscendo anche a “sdrammatizzare”. Ad esempio ricordo quella volta in cui dopo un ciclo di chemioterapie dove purtroppo perse tutti i capelli, insieme andammo a scegliere una parrucca e lei quel giorno si divertì a provarne di ogni lunghezza e colore, trascorrendo insieme un pomeriggio sereno.
Una frase che amava dire era: “tutto quello che hai te lo devi guadagnare con la fatica e i sacrifici perché solo così poi saprai apprezzare ogni momento di “gloria” e allo stesso tempo avrai la forza di superare le difficoltà che in ogni campo la vita ti riserva…..”
Questo è l’insegnamento che forse riassume meglio la vita di Lella.
In un mondo dove tutto sembra facile e di diritto acquisito senza faticare, è bene tenere a mente queste parole.
Alcune volte ancora oggi mi chiedo cosa direbbe Lella di questo mondo delle corse, forse dopo tanti anni per le donne non è cambiato molto. Ma guardiamo al futuro e speriamo che la sua storia riesca a contagiare con la sua grinta e la sua tenacia anche i giovani di oggi.
Ancora oggi Giusy si occupa di Lella Lombardi Autosport, gestendo la contabilità.
Il suo desiderio è quello di portare avanti Lella Lombardi Autosport così da tenere in vita la memoria di una pilota che ha dato tanto al mondo delle corse, con grinta e passione.
La Biraghi 850
La formula 850 di Lella Lombardi ha avuto una nuova vita e torna a correre nei circuiti.
Luciano Biraghi costruì dal 1966 al 1968 alcune vetture formula 850, delle quali 9 furono iscritte alla CSAI.
Di queste 9 vetture, 2 (la 67.4 e la 67.5) le intestò a se stesso e le mise a disposizione dei suoi piloti, mentre le altre le vendette a piloti privati.
A partire dal 1967 Lella Lombardi partecipò ad alcune corse, sia in pista che in salita, con una delle due vetture che Luciano Biraghi tenne per il team, la 67.4
Nel 1968 Luciano Biraghi costruì le ultime 2 vetture, delle quali una appositamente per Lella. La vettura aveva il numero di telaio 68.1 e nel certificato d’origine c’è come primo intestatario proprio Lella Lombardi.
L’auto dei campioni
Con questa vettura Lella Lombardi ha sempre gareggiato dal 1967 al 1969, raggiungendo con lei molti traguardi anche importanti. Infatti, vinse il campionato italiano nel 1970 vincendo 4 gare e arrivò seconda nel 1971 vincendo una gara.
Poi la vettura fu acquistata da Orazio Ragaiolo che vinse il campionato italiano nel 1972 vincendo 4 gare e una gara nel 1973.
Successivamente passò a Giacomo Ballarino che vinse una gara nel 1975 e una gara nel 1977, ultima stagione del campionato f850.
Nel 2019 la vettura è stata acquistata da Tommaso Bussani con cui gareggia tutt’oggi in alcuni circuiti.
Fortemente appassionato per queste straordinarie vetture, per i loro incredibili costruttori e piloti che per oltre dieci anni hanno animato un campionato nutrito e combattuto come nessun altra categoria ha mai fatto, Tommaso Bussani, insieme ad alcuni amici di Perugia, decide di dare vita al Registro Formula 850.
Da qui il desiderio di mettersi alla ricerca di una formula 850. Dopo varie ricerche finalmente trova una Biraghi a Monza, molto bella e ben tenuta, restaurata 10 anni prima.
Da vero appassionato, vede 68.1 sul telaio e si informa per ottenere il certificato di origine dell’ACI sport e scoprire la storia di quell’auto.
Così ha saputo di possedere un’auto di Lella Lombardi e decide di informarsi di più su di lei e sulle competizioni a cui ha partecipato.
Entra in contatto anche con Luciano Biraghi, costruttore dell’auto stessa, dal quale viene a conoscenza di molti aneddoti, sulle corse e sulle vetture.
Ad oggi Tommaso continua a correre con la formula 850 di Lella Lombardi mantenendo vivo il suo spirito grintoso in pista. Ha partecipato alla prima edizione del rinato trofeo formula 850 nel 2021 vincendo 2 gare e arrivando secondo nella classifica generale.
Prima
Dopo
Luciano Biraghi e Lella Lombardi
Nel video, Luciano Biraghi racconta il periodo in cui costruiva le auto formula 850 tra cui quella con cui ha corso anche Lella Lombardi.
Intervista a Fabrizio Viscardi
Ebbi modo di correre con Lella Lombardi nel 1966 con le monoposto di F.875 Monza. Corse che avvenivano sia in gare diurne che notturne. A Monza ed a Vallelunga.
Questa formula, propedeutica, non abituava certamente a controllare le grandi potenze ma aveva il notevole pregio di abituare i piloti a gestire le corse considerando la presenza continua di gruppi di vetture con i cui piloti vi era un reiterato confronto in pista e, perciò, occorreva costantemente gestire il prosieguo della gara con lucidità e freddezza stante la grande possibilità di creare incidenti che, peraltro, erano abbastanza frequenti a causa dei non pochi piloti un po’ esuberanti.
Queste erano monoposto particolari in quanto derivanti da una giardinetta Fiat dalla quale traevano tutte le componenti essenziali per cui, ad esempio, l’impianto frenante era notevolmente sopra dimensionato in relazione al fatto che la monoposto F Monza aveva una massa di soli 400 Kg e questo implicava un uso attentissimo nelle frenate al limite per il rischio di bloccaggi e quindi di trasformare l’attrito volvente in radente con conseguenze evidentemente negative. Altresì il rapporto peso potenza non era un gran che, praticamente un HP per 10 Kg di massa, e ciò implicava una particolare attenzione di guida onde non disperdere energia in inutili derapate o quant’altro.
Senza dilungarmi molto in problematiche tecniche fuorvianti nel caso di specie ma che sono, tuttavia, il prodromo per poter asserire che queste monoposto non davano la maggior resa con piloti irruenti, bensì con piloti riflessivi abituati a risolvere con freddezza e professionalità tutte le situazioni di gara, in continuo divenire con il procedere dei giri. Mi piace rilevare che la Lella aveva tutte quelle caratteristiche necessarie perché un pilota potesse avere un seguito nella attività professionale, cosa poi accaduta a questa singolare ragazza, pilota automobilistica.
La ricordo come una ragazza apparentemente minuta e fragile ma, in realtà, era una persona determinata a fare delle corse automobilistiche il suo motivo di essere.
La Lella era di una finezza, di una grazia e di una gentilezza estreme ma, comunque, determinata con ostinazione a perseguire gli scopi che si era prefissata ad onta delle terribili difficoltà che tale professione implicava ed implica tutt’oggi.
Quando in gara vedevo la monoposto n. 29 a me vicina, sapevo che era la Lella e ciò mi rendeva molto tranquillo poiché la presenza e la vicinanza in pochi metri di un pilota con la testa da vero professionista era motivo per me di gustare la gara che si stava consumando sotto le ruote!
Queste monoposto, già da allora, avevano comportamenti non sempre antropometrici per cui i corpi dei piloti erano assoggettati a forze che comportavano tensioni in più distretti, ad esempio, spalle, braccia e schiena. I piloti più preparati e reattivi erano quelli più “palestrati” e con un apparato psichico e neurologico perfetti.
La Lella aveva, evidentemente, tutte queste caratteristiche considerando che nella sua interessante carriera è riuscita ad arrivare alla formula uno, effettuando in tale categoria una dozzina di gare e forse più, con il primato di essere stata l’unica donna, in tutta la storia della massima categoria, ad ottenere un punteggio nel mondiale piloti e che, anche per questo, è entrata nella storia del campionato mondiale di formula uno.
Maria Grazia Lombardi, chiamata Lella, ora corre negli interspazi siderali dell’Universo infinito ma sono certo che laddove sulla Terra vi è una pista, un rombo di motori ed un profumo di pneumatici e di olio bruciati, là la cara Lella è presente nella ricordanza di un tempo che fu e per il quale ebbe duramente a lottare con successo!
Fabrizio Viscardi è un pilota che ha corso F.875 MONZA ALLA VARIANTE JUNIOR – ANNO 1966 SCUDERIA JOLLY CLUB MARIO ANGIOLINI, gara in cui era presente anche Lella Lombardi.