Intervista con Giorgio Francia

Giorgio Francia storico collaudatore Autodelta ed ex pilota automobilistico italiano. Negli anni ’80, ha avuto la possibilità di correre in coppia con Lella Lombardi, ottenendo grandi risultati. Il suo ricordo ci racconta di una donna appassionata, tenace, ma soprattutto combattente fino alla fine.

“Lella, come tutti i piloti, correva per vincere e lo faceva con passione. Era una persona tranquilla, affabile, in armonia sempre con tutti, ma quando c’era da combattere…combatteva!

Abbiamo corso un po’ in tutta Europa e, anche se non ricordo esattamente quante gare, so per certo che con lei abbiamo vinto un campionato europeo col GTV e col prototipo. Eravamo una coppia che, nelle gare di durata, era sempre davanti a combattere con tutti.

Mi sono sempre trovato molto bene e andavamo molto d’accordo. Quello che ci legava era l’armonia, non solo nelle competizioni, ma anche quando si andava a cena insieme. Con lei si poteva parlare di tutto. Era sempre un piacere stare in sua compagnia. Nel periodo in cui abbiamo collaborato, andavamo assieme alle gare, si stava insieme tutto il tempo, si discuteva in armonia dei vari problemi, ma tra noi non c’è mai stata rivalità. Non importava chi fosse più veloce, l’importante era il risultato. E noi il risultato lo avevamo.

Un punto di forza di Lella era la bravura nelle pubbliche relazioni. Sapeva portare programmi validi alle aziende e, di conseguenza, trovare sempre lo sponsor adatto per ogni gara. Io correvo con lei e non ho mai speso mezzo soldo.

Un altro suo grande pregio era la forza di saper accettare certe situazioni, anche quelle che alcuni fanno fatica ad accettare. Quando corri, il primo contro cui combatti è il tuo compagno di squadra, il tuo primo avversario è lui. Quello tra me e lei non c’era. Non importava chi fosse più veloce o trovasse soluzioni più facilmente, il nostro obiettivo era andare a vincere. Se poi era più veloce lei o io, la cosa non ci turbava, lo si accettava e si andava a correre. L’importante era essere davanti a tutti alla fine della gara. Eravamo la coppia che dava fastidio a tutti. Questa è la realtà dei fatti.

A nessuno importava che lei fosse una donna. Quando correvamo lei era al pari nostro e spesso anche superiore a molta gente. Inoltre, Lella si sapeva rapportare in modo tranquillo con tutti. Lei non ha mai posto problemi e noi non ce ne siamo mai posti.

Era coraggiosa, certo. Io credo che il coraggio ti venga quando capitano certe cose. Lella era una che combatteva sempre e ha combattuto anche la malattia. Quando sono andato a trovarla in ospedale, penso di essere stato uno degli ultimi ad averla vista, lei era lì attaccata alla vita, pronta a combattere fino all’ultimo momento. Non saprei dirti se fosse serena in quel momento, sicuramente nutriva la speranza di uscirne come tutti quelli che combattono. Lei era una combattente, quindi sicuramente sperava di uscirne.


Giuseppe Bonadeo, “Pinuccio” ex macellaio a Frugarolo, amico di Lella

Pinuccio ci accoglie nella sua casa di Frugarolo, a due passi da quella dove ha abitato Lella Lombardi e dove lui, giovanissimo, ha iniziato a lavorare come garzone nella macelleria del padre della campionessa.

I suoi occhi azzurri si illuminano appena inizia a raccontare di quegli anni trascorsi accanto a Lella, complice delle sue imprese motoristiche quando nessuno, nemmeno la sua famiglia, sospettava che  dietro quel sorriso così dolce e quei modi gentili si nascondesse un’amante della velocità.

“Le è sempre piaciuto andare forte; ci eravamo comprati una Lambretta tutti e due nello stesso periodo: io però l’avevo presa usata, lei nuova. Ma quando Lella provò la mia e si accorse che il motore era più brillante, mi chiese di fare cambio. 

Andavo spesso in macchina con lei, ma non ho mai avuto paura perché aveva una sicurezza e una abilità soprattutto in curva e in discesa che ti faceva sentire al sicuro. Certo l’adrenalina non mancava! Ricordo una volta che dovevamo portare 60 quintali di carne in Emilia: avevamo caricato il camioncino un po’ troppo, ne poteva portare solo 40. A un certo punto, Lella mi dice: mi sa che non abbiamo più i freni e le marce non rispondono. Comincia ad aprire la portiera, tieniti pronto e quando ti dico salta, buttati! Non ce ne fu bisogno, con la sua maestria riuscì a gestire le marce e appena vide una strada laterale in salita la inforcammo senza conseguenze. Il camioncino si fermò, aspettammo un po’ e ripartimmo per portare a termine la consegna”.

Pinuccio è stato testimone degli esordi della carriera di Lella e ce lo racconta con orgoglio.

“Quando Lella decise di correre comprò la prima auto (una 850 Fiat) aiutata da alcuni amici all’insaputa dei genitori. La macchina venne consegnata all’autodromo di Monza dove fece la prima corsa dopodiché, tornando a Frugarolo, dovette nasconderla sotto i portici di un vecchio caseggiato 

della piazza centrale del paese (Piazza Sant’Anna) dove anni dopo lo zio Ricci (fratello della mamma) costruì i due palazzi tuttora esistenti. Per provare le varie modifiche apportate all’auto, faceva le prove sulla strada che costeggia la ferrovia nella zona dell’attuale Area Verde.

E questo fu l’inizio della sua carriera”.

Oggi l’Area Verde, che è un giardino pubblico con annessa zona di ricreazione, ospita il monumento a lei dedicato.

Oltre a Pinuccio, altri  due “complici” il Checco ed Enrico detto “Ricu”, anche loro dipendenti del padre di Lella, l’accompagnavano nelle varie avventure, come la volta in cui a bordo della Giulietta Sprint vanno a vedere la corsa Pontedecimo-Giovi. Al ritorno li supera una MG e il guidatore, vedendo che al volante della Giulietta c’è una donna, le fa il gesto delle corna sogghignando. Lella per qualche secondo non reagisce,

poi decide di passare all’attacco e inizia a scendere le curve a tutta velocità. I tre passeggeri iniziano a tenersi a qualunque appiglio e il Checco, seduto accanto a lei, mette la testa fuori dal finestrino e, preoccupato, in dialetto le dice ”Guarda Lella che le ruote non toccano terra!” Ma lei prosegue concentrata e sicura: la MG è ormai vicina, ancora un paio di curve, cambio di marcia, tacco e punta, come diceva Lella, e vai!

“Sorpassiamo la MG, ci giriamo ridendo verso il suo guidatore e senza neanche metterci d’accordo, spontaneamente tutti e tre alziamo le mani con il gesto delle corna bene in vista!”

“Ricu” era il meno temerario: gli piaceva fare le consegne insieme a Lella ma aveva paura della velocità. “Ogni volta che tornava in laboratorio scendeva dal furgone e sussurrava in dialetto toccandosi la fronte: anche questa possiamo raccontarla. Sul vecchio Fiat 1100 si teneva talmente stretto al maniglione della portiera, che una sera gli restò in mano”.


“I viaggi con lei erano pieni di sorprese, ti invitava a salire in macchina per fare un giro, per provare una nuova auto, ma non sapevi mai dove saremmo andati né quanto saremmo stati via. Un sabato sera dice a suo padre “Ciao, io esco, vado fin lì”. Carica mia sorella e me e dove andiamo? A Siena a vedere il Palio. Qualche ora per dormire dopo lo spettacolo e via di ritorno a Frugarolo”.

Le sorprese non mancavano nemmeno durante i viaggi di lavoro, quando Lella consegnava la carne soprattutto in Liguria. “Una sera partiamo dal laboratorio piuttosto in ritardo e andiamo di fretta. Quando siamo quasi a Voltri, Lella si accorge di aver dimenticato i documenti di trasporto, le bolle, le fatture. Dovevamo tornare indietro per forza, ma lei imperterrita continua il suo viaggio e mi dice “Non preoccuparti, so io come fare”.  Ero proprio curioso di capire cosa avrebbe escogitato. L’ufficio del Dazio a Voltri si trovava ai piedi di una discesa. Lei allora, qualche centinaio di metri prima, inizia a spegnere i fari e il motore e lascia che l’auto viaggi per inerzia. Silenziosi passiamo davanti all’ufficio del dazio sperando che nessuno ci veda e invece gli addetti si accorgono eccome del nostro veicolo.

Escono e ci inseguono gridando Fermatevi! Ma lei è più veloce e appena il furgone accenna ad arrestarsi, riaccende il motore, ingrana le marce a tutta velocità e riusciamo a passare il passaggio a livello che segnava il confine con il comune di Arenzano: lì entravamo in un’altra giurisdizione ed eravamo salvi”.

Quello che forse non molti sanno è che Lella era anche una ballerina provetta. “Era scatenata, adorava ballare il boogie e le piaceva inventare i passi. Quando aveva qualche idea, smetteva di lavorare in macelleria, attraversava la strada e andava dall’amica Mirosa che faceva la sarta e in cucina le mostrava la coreografia. Se funzionava, la provavamo insieme e la sera, nelle sale da ballo della campagna alessandrina, avevamo il nostro momento di celebrità. Si creava il vuoto intorno a noi, eravamo molto affiatati tant’è che la mia fidanzata di allora, che poi è diventata mia moglie, era gelosissima di Lella!”.


Beyond Driven - Saluto dei registi

“Beyond Driven” è un documentario dedicato alla vita di Lella Lombardi e alle donne che hanno fatto e stanno facendo la storia dell'automobilismo.è più facile entrare in questo settore, sono moltissime le pilote che corrono. 

Riyaana Hartley e Vincent Tran hanno realizzato un film che aiuta a conoscere Lella e a scoprire la carriera di alcune donne che lavorano duramente per raggiungere l’apice del motorsport. Nel 2020 l’automobilismo rimane ancora prettamente uno sport maschile, ma la percentuale di donne aumenta sempre di più. Sempre più spesso vediamo lavorare e correre donne di talento che hanno coltivato la loro passione per i motori. Questo documentario ha l’intento di celebrare le carriere di queste straordinarie personalità.

Beyond Driven’ può essere preso come ispirazione per tutte le giovani donne che vogliono entrare nel campo del motorsport professionista.

Nonostante le difficoltà affrontate da ogni parte, ‘Beyond Driven’ descrive come tutte queste donne siano riuscite a farsi un nome. La storia della vita di Lella è una che spiega come lo sforzo e il duro lavoro non possano mai rimanere senza ricompensa. I suoi risultati nella vita sono la prova di come le donne siano altrettanto competenti, competitive e appassionate come le loro controparti. Nel complesso, “Beyond Driven” è un film emozionante oltre che ispiratore, che spiega la rivoluzione delle donne nella storia della Formula Uno. Prende una prospettiva unica dal punto di vista di una donna, definendo i limiti da scavalcare per raggiungere la cima.


Archivio Storico Tollegno 1900

Lella Lombardi e la sponsorizzazione Lana Gatto. Siamo nell’anno 1979.

Ringraziamo l’Archivio Storico Tollegno 1900 per aver fornito i materiali.



Augusto Rossetti, pilota della scuderia Lella Lombardi Autosport

Lella mi ha sempre seguito e supportato durante ogni corsa e soprattutto nella preparazione.

Lei era una persona dolcissima, con tantissime idee e soprattutto una grande esperienza automobilistica che metteva sempre a disposizione per offrire consigli per migliorarmi sempre. Condivideva tutto quello che sapeva, si vedeva che la rendeva felice continuare a stare nel mondo del motorismo sportivo, anche senza correre più, ma permettendo di portare avanti quel sogno a qualcun altro.

Ad oggi per le donne è più facile entrare in questo settore, sono moltissime le pilate che corrono. Un tempo erano viste male, discriminate e segnate dai pregiudizi. Lella era come una mosca bianca, un donna in un ambiente per soli uomini. Purtroppo era questa la mentalità.

Ottenere quel mezzo punto per lei non fu facile. Non solo le difficoltà e i giudizi negativi, ma al tempo le gare per le qualifiche erano poche e davvero competitive. Oggi ci sono il doppio delle gare per le qualifiche e più posti per ottenere riconoscimenti.

Nonostante questo lei, davvero forte delle sue capacità e consapevole di dove voleva arrivare, non si è mai fatta abbattere e questa grinta la faceva trasparire anche con noi piloti della scuderia, per incitarci a non mollare mai, con un mix di grinta, dolcezza e sensibilità che la contraddistinguevano sempre.



Il ricordo di Elio Imberti, Preparatore di Lella Lombardi nel campionato Europeo Turismo (1982-1984)

Ho conosciuto Lella Lombardi grazie ad un’altra pilota per la quale mi occupavo della macchina circa nel 1982.

Anna Cambiaghi aveva preso un’auto dell’auto Delta e lei aveva corso per loro. All’epoca la Delta seguiva le auto per la formula uno e non aveva tempo di occuparsi anche della sua auto. Così le consigliò di trovarsi un meccanico dandole comunque la macchina.

Anna Cambiaghi mi chiamò e decise di darmi in carico la macchina, per prepararla alla gara che si sarebbe tenuta da lì a poco a Roma per il campionato  Europeo Turismo. In quell’occasione anche Lella Lombardi avrebbe partecipato alla gara.

Lella guidava un’Alfa Romeo, ma non andava molto bene; infatti in quella gara non ha ottenuto risultati memorabili. Mi sono offerto dunque di fare alcune modifiche per farla andare più veloce, così ho preso in carico anche Lella Lombardi nel team.

Nella gara successiva, in Inghilterra, la macchina doppia il secondo. La performance è stata talmente sorprendente che il team Audi fece un reclamo per richiedere il controllo della macchina e verificare che il motore fosse conforme al regolamento.
Il team di Audi è rimasto talmente colpito dalla velocità dell’auto di Lella che temeva che il motore fosse di una cilindrata superiore a quella consentita.

In Inghilterra, una volta richiesto il controllo, si era soliti concordare una cifra tra le parti, proposta da chi è soggetto al controllo. Se poi filava tutto liscio, chi ha richiesto il controllo avrebbe dovuto pagarla all’altro. In caso contrario, se fossero state rilevate irregolarità allora io avrei dovuto pagare la somma.

Sicuro di essere nel giusto, e di aver solo apportato migliorie alla vettura proposi come cifra 6 milioni di lire. Audi credette si trattasse di un bluff per evitare il controllo e accettò. 

L’indomani sarebbero arrivati gli ingegneri dalla Germania per il controllo.

Il ragionamento di Audi però era lineare: l’auto prima non andava forte anche se la gestiva la Delta, ora che la cura un meccanico di paese come ha fatto? Sicuramente avrà utilizzato un un motore 3000 anziché 2500.

I tecnici smontarono tutto e ed effettivamente verificano che l’auto era regolare. Alla fine l’ingegnere di Audi disse: “Noi ti abbiamo mancato di rispetto, potresti dirlo ai giornali per farti conoscere  e mostrare la tua bravura” ma io per rispetto non dissi nulla e loro mi ringraziarono. Certo è che da quel momento in poi capitarono altri controlli, ma mai richiesti dai team Audi.

Tornammo a casa con tutto il motore a pezzi, ma tanto avrei dovuto revisionarlo comunque prima della prossima gara. La revisione è fondamentale prima di ogni gara perché ogni verifica permette di avere la macchina più performante.

Se dopo un tot di km non cambi il motore poi si rompe.

Quella in Inghilterra era la 3 gara dell’europeo e tutte le volte ci facevano controlli al motore. Con quell’auto abbiamo vinto molte gare, anche davanti a nomi come BMW.

Avere una macchina ben performante e un pilota in gamba e grintoso è la combo necessaria per raggiungere il traguardo e la vittoria.

Io ho avuto moltissimi piloti e nessuno andava forte come Lella Lombardi.

Lei aveva una sensibilità innata per capire la macchia. Percepiva ogni singola modifica, anche le più minime e impercettibili.

Le Alfa Romeo erano dell’Auto Delta ma io le avevo in prestito e mi occupavo della manutenzione.

Per ogni circuito noi dobbiamo fare l’assetto dell’auto, cambiare molle ammortizzatori. Lella ha corso sulla stessa auto del collaudatore dell’auto delta ma Lella aveva una sensibilità pazzesca nel capire la macchina e il suo assetto. Ho provato a seguire le indicazioni di entrambi, ma con quelle di Lella la macchina andava meglio. Non solo era una brava pilota in pista ma anche nella fase di preparazione era connessa all’auto in un modo speciale, precisa, sensibile e determinata. Ogni sua indicazione era specifica e apportava sempre migliorie. Spesso i piloti chiedono modifiche minime, ma poi non si accorgono di nulla ma vogliono essere ascoltati dal meccanico. Noi meccanici per farli contenti diciamo di aver fatto la modifica anche quando magari non era cambiato nulla, ma così il pilota era contento. In quei casi capisci davvero che non sentivano davvero la macchina.

Con Lella era diverso; quando non seguivo alla lettera le indicazioni lei se ne accorgeva all’istante. Lei era il meglio per ascoltare la macchina e impostare l’assetto migliore. Ho incontrati davvero pochi piloti come lei nella mia carriera. Noi abbiamo collaborato per poco più di 4 anni, prima che poi si ritirasse.



La Formula Ford 1600 Tecno-Pirola

Un’altra auto con cui ha corso Lella durante gli anni ‘70 è ancora in ottime condizioni.

Si tratta della Formula Ford 1600 Tecno-Pirola del 1972 telaio 002/72, uno dei due telai Tecno modificati e allestiti da Pirola.

Quest’auto fu acquistata da un privato, amico di Pirola, negli anni ‘90 e restaurata con fini hobbystici e di collezionismo. E’ stata anche presentata in esposizione ad Autostory dell’epoca e successivamente è sempre rimasta in garage.

Durante il restauro è emersa una precedente livrea con la scritta Lella Lombardi sulle fiancate e grazie a testimonianze dell’epoca e foto di archivio è stata parzialmente ricostruita la storia agonistica della vettura, sulla quale hanno corso Lella Lombardi, amica di Pirola, e Giorgio Francia o Monguzzi (non vi è certezza su chi dei due abbia corso sul telaio 001, andato distrutto, e chi su questo 002).

L’auto è stata visionata di recente da personale esperto di Formula Ford, che ha valutato lo stato della vettura come ottimo e fedele all’originale.

Non c’è purtroppo documentazione sull’origine dell’auto o certificato che attesti i precedenti proprietari e quindi l’appartenenza a Lella Lombardi in quanto con il passare degli anni molte cose sono andate perdute.

Nonostante ciò abbiamo una foto d’epoca che mostra Lella Lombardi con una Tecno Formula Ford con cui ha corso negli anni ‘70, che è proprio l’auto in questione.

In foto la macchina restaurata ora, e la foto d’epoca dove si vede Lella Lombardi con l’auto.



Intervista ad Arturo Merzario

A parte  una piccola parentesi, non ho mai avuto rapporti diretti con Lella Lombardi, nonostante abbiamo partecipato ad alcune gare in comune.

Per questo ho avuto poca opportunità di conoscerla, se non saltuariamente in qualche gara. Lei correva con il prototipo Osella 2mila litri. Io conoscevo molto bene Osella (meccanico), visto che l’ho aiutato nel farsi conoscere. Nel ‘72 ho vinto il campionato europeo correndo con le sue auto e nel ‘73 mi sono classificato secondo. Così spesso eravamo nello stesso ambiente e ho sentito parlare di lei.

Non ho  avuto un rapporto stretto di amicizia o tanta confidenza con lei, che era sempre molto riservata e cordiale. Certo non mancavano i saluti, gli abbracci e le foto insieme come colleghi del settore.

All’epoca, considerando che era una donna sulle piste da corsa, non passava di certo inosservata. Fu una delle poche a distinguersi. 

Le femmine nel mondo del motorismo erano viste con un altro occhio, e lo confermo in prima persona, perché facevano un lavoro considerato da uomini, da maschiaccio. 

Essendo una donna faceva parlare di sé e si faceva notare, ma era davvero valida. In tante in quegli anni ci hanno provato, ma sono davvero poche quelle che hanno ottenuto buoni risultati come lei.

Negli ultimi 30 anni ci sono più donne nel settore, ma al tempo era un settore davvero chiuso. In più in quegli anni, l’automobilismo era appannaggio di personaggi ricchi e senza soldi era molto difficile entrare nel settore, permettersi le auto e partecipare alle gare.

Lella è la dimostrazione che con forza e dedizione si possono raggiungere traguardi importanti, nonostante i pregiudizi, le difficoltà dell’essere donna e di dover gestire con parsimonia i soldi. Lei era una bravissima pilota!

Per emergere in un contesto così competitivo come il motorismo sportivo serviva il “piede destro”, saper spingere sull’acceleratore e raggiungere il traguardo. Chi era veloce e talentuoso di suo si sapeva distinguere.

Entrambi eravamo presenti al Gran Premio di Spagna al circuito del Montjuich, a differenza di Lella io mi sono ritirato per protestare delle cattive condizioni di sicurezza del circuito, nonostante noi dovessimo onorare l’impegno preso con gli organizzatori, per correre e fare spettacolo.

Durante i 3 giri per la qualifica, abbiamo deciso di ritirarci  terminato il primo giro.

A causa di un grave incidente è stato fermato il gran premio e poiché i partecipanti avevano corso solo il 50% della gara più un giro, gli organizzatori decisero di attribuire solo la metà del punteggio.  Per questo Lella Lombardi ha preso solo 1?2 punto in Formula 1. Non perché fosse meno brava o perché era donna, ma fu una decisione degli organizzatori per tutti i piloti in gara. Lella è stata infatti la prima donna a raggiungere questo importante traguardo.

In seguito ho partecipato ad altre gare con Lella come per esempio il  gran premio del Mediterranio all’autodromo di Pergusa (Enna) in Sicilia, al campionato europeo sport prototipi 2000 litri oltre alla formula 2.

Abbiamo partecipato insieme anche alla 1000km di Monza e ricordo che al tempo correvo con la Ferrari. Queste sono solo alcune delle gare a cui abbiamo partecipato entrambi, ma difficile ricordarle tutte dopo così tanti anni.


Arturo Merzario è un ex pilota automobilistico italiano, che ha corso in tutte le discipline dalle piccole turismo fino alla Formula 1, portanto nel 1975 l’Alfa Romeo alla vittoria nel Campionato Mondiale Sport Prototipi. 


Intervista a Giusy di Lella Lombardi Autosport

Ho conosciuto Lella nel novembre 1987. Mesi prima fu lei a cercare mio marito Bruno, che aveva conosciuto nel 1982, quando lui lavorava da Elio Imberti e lei gareggiava con l’Alfa Romeo GTV nel Campionato Europeo Turismo. Avevano condiviso due anni di successi, ma non potendo più gareggiare a “tempo pieno” (aveva già scoperto la sua malattia), decise di cercare una persona di fiducia che potesse aiutarla a rimanere nel mondo delle corse. Il suo desiderio era aprire una sua squadra e chiese a Bruno la sua collaborazione.

Noi allora abitavamo in provincia di Bergamo e lei a Crema. Lella aveva già trovato un capannone con la villetta vicino a lei e noi decidemmo di trasferirci in zona. 

Ricordo ancora che il giorno del nostro incontro a Crema c’era una nebbia fittissima, come ora non ce ne sono più, e arrivando da Bergamo ci siamo persi…..telefonammo a Lella fissando un punto e lei venne subito in nostro soccorso.

Aveva un bellissimo sorriso e il primo impatto per me fu molto positivo.

Sia nella vita che come pilota era molto esigente, in primis con lei stessa e quindi la stessa attenzione e precisione la ricercava nelle persone che la circondavano. La contraddistinguevano serietà, sincerità, dedizione ma allo stesso tempo collaborazione e disponibilità all’ascolto….Era anche una buona forchetta con tanta gioia di vivere per realizzare i suoi sogni.

Quale sia stato l’evento più significativo come pilota per me è difficile da raccontare, soprattutto perché io purtroppo l’ho conosciuta a fine carriera e lei non si vantava mai dei suoi successi, nonostante ne avesse raggiunti tanti. Ogni cosa che era riuscita a realizzare l’aveva sudata e quindi era stata importante per raggiungere l’obiettivo successivo e fare sempre di più.

Ricordo che mi raccontava che i primi anni di gare, lei caricava la macchina sul furgone che lei stessa guidava e quando arrivava in autodromo, scaricava la macchina da corsa, tutto da sola. Nel furgone ci dormiva anche, così da avere qualche soldo in più da spendere per la macchina da corsa. 

Diceva anche che si ricordava con gioia le gare fatte in America sui circuiti ovali e cittadini con vetture come la Chevrolet Camaro, che quasi le serviva una scala per salirci (per le ruote alte) e prendere posto alla guida. Ricordava di come la gente all’estero la riconosceva e l’apprezzava, ma anche della sua voglia di correre e farsi conoscere in Italia. Con coraggio decise di tornare a correre in Italia, ma ricordava un po’ con amarezza la difficoltà di farsi accettare in un mondo tutto maschile…

Alcune volte diceva che se fosse rimasta in America sarebbe diventata ricca e famosa per tutte le opportunità che le erano state offerte, ma aveva prevalso la sua nostalgia per l’Italia e la voglia di rivalersi in  un settore prettamente maschile.

La nostra collaborazione è iniziata a fine 1987 quando, come dicevo sopra, ci siamo trasferiti a Capralba (questo era il nome del paese dove Lella aveva trovato capannone con villetta). Ricordo che era tutto da sistemare e lavorammo tantissimo fianco a fianco per far nascere la struttura e preparare le macchine per le prossime gare.  Nel marzo 1988 partecipammo al Campionato Italiano Velocità Turismo (con le Ford Sierra Cosworth GRN), e fu subito un successo per tutti noi. Alla fine della stagione vincemmo il nostro primo titolo Italiano di categoria, portando al successo piloti esordienti. Negli anni a seguire vincemmo altri titoli con piloti portati in squadra da Lella.

Lei, infatti, si occupava dei piloti e degli sponsor, mentre io e Bruno e tutti i ragazzi del team gestivamo la parte organizzativa e tecnica fino alla sua scomparsa nel marzo 1992. Lella usava la sua esperienza per ascoltare e aiutare i piloti che gareggiavano per noi, rivelando anche piccoli segreti che potevano essere determinanti per sfruttare una scia o eseguire un sorpasso. La ricordo ancora mimare con le mani le due vetture appaiate per poi descrivere il sorpasso con un bellissimo sorriso, con la stessa gioia ed entusiasmo di come fosse stata veramente alla guida. 

Era un ottimo pilota collaudatore e anche se non riusciva più a correre per la sua malattia, amava collaudare le macchine da noi preparate. Era davvero sensibile e attenta e riusciva a percepire la differenza di ogni piccola modifica che richiedeva fosse fatta alla macchina. Per questo spesso molti piloti si affidavano a lei per il set up della macchina, per poi risultare più veloci in gara con le modifiche da lei richieste. 

Oltre che lavorare insieme abbiamo fatto anche delle belle vacanze a Lussino (isola dell’ex Jugoslavia), dove  lei aveva alcuni amici e una piccola barca dalla quale amava pescare.

Ricordo una sera a cena in un ristorante all’aperto un signore seduto in un tavolo di fronte al nostro la fissava con una certa insistenza, lei si rivolse a me per esprimere il suo disagio ….il tutto si risolse in una bella risata e un autografo da parte di Lella allo sconosciuto che trovò verso fine serata il coraggio di dichiararsi come grande ammiratore di Lella. Lei così riservata e timida rimase stupita di essere stata riconosciuta.

Lella è stata una grande lottatrice sia nella vita agonistica che in privato. Quando scoprì la sua malattia (un tumore al seno) non si perse d’animo e pur di non abbandonare la sua più grande passione, fondò la Lella Lombardi Autosport per continuare a vivere il suo sogno da pilota e continuare a correre. 

Io le sono stata molto vicina in quel periodo; andavamo insieme a fare le visite di controllo e con me riusciva a parlare serenamente della sua salute, riuscendo anche a “sdrammatizzare”. Ad esempio ricordo quella volta in cui dopo un ciclo di chemioterapie dove purtroppo perse tutti i capelli, insieme andammo a scegliere una parrucca e lei quel giorno si divertì a provarne di ogni lunghezza e colore, trascorrendo insieme un pomeriggio sereno.

Una frase che amava dire era: “tutto quello che hai te lo devi guadagnare con la fatica e i sacrifici perché solo così poi saprai apprezzare ogni momento di “gloria” e allo stesso tempo avrai la forza di superare le difficoltà che in ogni campo la vita ti riserva…..”

Questo è l’insegnamento che forse riassume meglio la vita di Lella.

In un mondo dove tutto sembra facile e di diritto acquisito senza faticare, è bene tenere a mente queste parole.

Alcune volte ancora oggi mi chiedo cosa direbbe Lella di questo mondo delle corse, forse dopo tanti anni per le donne non è cambiato molto. Ma guardiamo al futuro e speriamo che la sua storia riesca a contagiare con la sua grinta e la sua tenacia anche i giovani di oggi.

Ancora oggi Giusy si occupa di Lella Lombardi Autosport, gestendo la contabilità.

Il suo desiderio è quello di portare avanti Lella Lombardi Autosport così da tenere in vita la memoria di una pilota che ha dato tanto al mondo delle corse, con grinta e passione.



La Biraghi 850

La formula 850 di Lella Lombardi ha avuto una nuova vita e torna a correre nei circuiti.

Luciano Biraghi costruì dal 1966 al 1968 alcune vetture formula 850, delle quali 9 furono iscritte alla CSAI.

Di queste 9 vetture, 2 (la 67.4 e la 67.5) le intestò a se stesso e le mise a disposizione dei suoi piloti, mentre le altre le vendette a piloti privati.

A partire dal 1967 Lella Lombardi partecipò ad alcune corse, sia in pista che in salita, con una delle due vetture che Luciano Biraghi tenne per il team, la 67.4

Nel 1968 Luciano Biraghi costruì le ultime 2 vetture, delle quali una appositamente per Lella. La vettura aveva il numero di telaio 68.1 e nel certificato d’origine c’è come primo intestatario proprio Lella Lombardi.

L’auto dei campioni

Con questa vettura Lella Lombardi ha sempre gareggiato dal 1967 al 1969, raggiungendo con lei molti traguardi anche importanti. Infatti, vinse il campionato italiano nel 1970 vincendo 4 gare e arrivò seconda nel 1971 vincendo una gara. 

Poi la vettura fu acquistata da Orazio Ragaiolo che vinse il campionato italiano nel 1972 vincendo 4 gare e una gara nel 1973.

Successivamente passò a Giacomo Ballarino che vinse una gara nel 1975 e una gara nel 1977, ultima stagione del campionato f850.

Nel 2019 la vettura è stata acquistata da Tommaso Bussani con cui gareggia tutt’oggi in alcuni circuiti.

Fortemente appassionato per queste straordinarie vetture, per i loro incredibili costruttori e piloti che per oltre dieci anni hanno animato un campionato nutrito e combattuto come nessun altra categoria ha mai fatto, Tommaso Bussani, insieme ad alcuni amici di Perugia, decide di dare vita al Registro Formula 850.

Da qui il desiderio di mettersi alla ricerca di una formula 850. Dopo varie ricerche finalmente trova una Biraghi a Monza, molto bella e ben tenuta, restaurata 10 anni prima.

Da vero appassionato, vede 68.1 sul telaio e si informa per ottenere il certificato di origine dell’ACI sport e scoprire la storia di quell’auto. 

Così ha saputo di possedere un’auto di Lella Lombardi e decide di informarsi di più su di lei e sulle competizioni a cui ha partecipato.

Entra in contatto anche con Luciano Biraghi, costruttore dell’auto stessa, dal quale viene a conoscenza di molti aneddoti, sulle corse e sulle vetture.

Ad oggi Tommaso continua a correre con la formula 850 di Lella Lombardi mantenendo vivo il suo spirito grintoso in pista. Ha partecipato alla prima edizione del rinato trofeo formula 850 nel 2021 vincendo 2 gare e arrivando secondo nella classifica generale.

Prima

Dopo


Luciano Biraghi e Lella Lombardi

Nel video, Luciano Biraghi racconta il periodo in cui costruiva le auto formula 850 tra cui quella con cui ha corso anche Lella Lombardi.